VAI A: 00:28 Cartoline per il piccolo Buddy
Una leggenda urbana internazionale le cui radici risalgono ormai a più di un secolo storia contiene tre elementi efficacissimi di dramma e di pathos: l’ultimo desiderio di un bambino morente, una richiesta d’aiuto, e un modo semplice per rispondere a questo appello.
Il piccolo Buddy è un povero bambino scozzese che sta morendo di leucemia (o di cancro) in un ospedale vicino a Glasgow. Il suo ultimo desiderio nel vita è di vedere il proprio nome sul Guinness dei primati come il più grande collezionista di cartoline di tutti i tempi.
A quanto pare, il falso appello ha cominciato a diffondersi con il classico bocca–orecchio . Da lì è passato ai radioamatori e poi se n’è impossessata la stampa. Presto la gente a cominciato a mandare cartoline a “Little Buddy, Glasgow”. Migliaia di cartoline (c’è anche chi sostiene milioni) sono arrivate negli ultimi anni nelle varie cittadine che di volta in volta erano scenario del leggenda. Il bambino ,però, non esiste, e non c’è mai stato neanche un appello ufficiale per le cartoline. A volte chi racconta la storia ne dimostra la veridicità affermando che Buddy è un semplice nomignolo, a volte dicendo che il povero Buddy è morto senza rendersi conto di quante persone brave e gentili ci sono al mondo, senza aver avuto modo di ringraziarle. La storia del piccolo Buddy è nata nel 1982 quando un camionista in Scozia ha affermato di avere sentito l’appello sul suo baracchino, ma in realtà il messaggio non è mai stato verificato. In Europa, giornali, gruppi religiosi e ditte grandi e piccole hanno organizzato vere e proprie campagne per mandare cartoline al bambino moribondo. L’unico risultato tangibile è stato il collasso delle poste scozzesi, nonostante i vari comunicati di smentita, pregando di interrompere l’invio di cartoline. Nel marzo 1987, un dispaccio dell’Associated Press riferiva gli sforzi congiunti dell’intera comunità di Bethlehem, in Pennsylvania, per esaudire l’ultimo desiderio del bambino: una collezionista di cartoline aveva addirittura deciso di mandargli tutta la sua raccolta di oltre ottocento pezzi. Anche quando nell’autunno 1989, sulle bacheche di molti uffici , fabbriche e università italiane apparve un appello a inviare cartoline a un bambino inglese, malato di una rarissima forma di tumore al cervello, il quale desiderava entrare nel Guinness dei Primati, gli “addetti ai lavori” odorarono il ritorno alla leggenda.
Nessun “cacciatore di leggende” avrebbe mai pensato di poter leggere, un giorno, il nome del piccolo inglese sulle pagine del Guinness dei Primati.
La leggenda sembra essersi trasformata in realtà. L’edizione 1991 del Guinness segnala il record del bambino inglese Craig Shergold di Carshalton, cittadina a sudest di Londra, destinatario alla data del 25 maggio 1990, di 16.250692 cartoline di pronta guarigione. Craig Shergold esiste veramente, è nato il 24 giugno 1979, e i giornali ne hanno ripetutamente pubblicato fotografie. Un giorno, i medici comunicarono ai suoi genitori che Craig era affetto da un tumore al cervello che lasciava ben poche speranze. Un successivo intervento chirurgico non riuscì ad asportare completamente il teratoma. Pertanto, per sollevare almeno il suo spirito, si pensò all’appello. All’epoca Craig aveva dieci anni. Come spiegare allora la sorprendente coincidenza con una leggenda nata nel 1982, che ne ricalca altre precedenti? Pare che nel suo lettino del Royal Marsden Hospital, Craig avesse confidato a un medico che gli sarebbe piaciuto ricevere molte lettere di solidarietà. Si organizzò così la campagna di stampa, avviata con un toccante appello pubblicato il 28 settembre 1989 sul giornale popolare The Sun. Il record da battere, detenuto da un altro ragazzo inglese, era in effetti impressionante: 1.000.265 cartoline. Ma la cifra fu superata alla grande. Malgrado Craig sia entrato nel Guinness dei Primati e abbia pertanto raggiunto il suo scopo e superato la malattia, l’appello a inviare cartoline di pronta guarigione ha continuato a circolare imperterrito. Rilanciato negli Stati Uniti a partire dalla primavera 1991, pubblicato ad aprile sul prestigioso Le Monde, poco dopo, nel corso dell’estate, ha invaso tutta la nostra penisola, da Bari a Torino.
La vicenda di Craig Shergold, pur nella sua indiscutibile realtà, ha innescato una serie di meccanismi tipici del folklore moderno. Una considerazione è quindi d’obbligo. Fate molta attenzione: non tutte le storie che appaiono strane e curiose sono leggende; e non tutti i fatti corrispondono a verità.
VAI A: 04:57 La raccolta dei Codici a Barre
La raccolta dei codici a barre (o degli scontrini fiscali) a scopi filantropici, almeno fino a pochi anni fa, era una delle leggende più in voga: in cambio di un certo numero di bollini un bambino disabile avrebbe ricevuto una carrozzina. Si diceva che i codici devono iniziare con il numero 8, che indicherebbe la provenienza nazionale del prodotto, e occorrerebbe raccoglierne 5.000 o 7.000 a seconda delle versioni. Tuttavia i centri di raccolta non sono mai ben specificati, o meglio, non sono mai esistiti.
Non si è riuscito mai a risalire alla vera fonte della leggenda. Sicuramente è da ricollegare in parte alle storie simili che circolano negli Stati Uniti. In ogni caso si è cercato di risalire al flusso di diffusione; questo sarebbe partito da Alessandria, per poi espandersi ad altre località del Piemonte, ed arrivare poi a tutto il paese.
La raccolta dei codici a barre, talvolta pacchetti di sigarette o pezzi di carta di alluminio, forse nasce da una sorta di esorcismo per liberarsi dai sensi di colpa. In altre parole, si possono fumare le sigarette o fare scorpacciate di cioccolatini, purché si compia un simbolico atto di riparazione recuperando, proprio da questi prodotti, materiali che possano fare del bene a qualcuno. Ci si può concedere acquisti sfrenati se c’è la giustificazione che le prove d’acquisto servono ad aiutare chi non può frequentare i negozi.
VAI A: 06:22 La Doppia Colazione
Un’anziana signora impellicciata e adornata come si conviene si reca in un bar intenzionata a godersi un cappuccino con brioche alla crema. Si siede, appende il sacchetto con le compere all’apposito gancio posto sotto al piano del tavolino, poi ordina la sua merenda. Davanti alla bevanda fumante e al suo croissant preferito si accorge che il cameriere non le ha portato i tovagliolini di carta di cui lei non può fare a meno. Pazienza! Si alza e se li va a prendere al banco. Tornata al tavolo, si accorge che un signore di pelle scura, un africano, sta intingendo la brioche nel suo cappuccino come se niente fosse! Indispettita ma decisa a far valere le sue ragioni si siede davanti all’uomo di colore e in tono di sfida prende un po’ della brioche e la intinge anche lei nel cappuccino. La scena va avanti per un po’, finché l’africano non si alza, ordina un cappuccino e una brioche alla crema e li mette davanti alla signora. La vecchietta lancia un’occhiata severa all’uomo, afferra brioche e cappuccino e comincia a mangiare con avidità. Per fortuna che l’ha capita, mormora tra sé e sé. Dopo aver terminato la sua consumazione, l’uomo si alza e se ne va. La signora gongola per la rivincita inflitta a quello screanzato, di certo un potenziale delinquente. Dopo qualche decina di minuti, soddisfatta, prima di alzarsi per tornare a casa ispeziona la parte inferiore del tavolino per cercare il suo sacchetto con gli acquisti, ma li sacchetto non c’è! Al ladro! grida con un filo di voce che in gola ha ancora un poco di brioche alla crema. Gli altri avventori si voltano e vedono l’anziana impellicciata in piedi guardarsi intorno come una furia. Lo sguardo le cade poi su un cappuccino e una brioche alla crema su un tavolino vuoto pochi metri più in là."Hmm -pensa la signora- che quel sacchetto appeso sotto al tavolo non sia per caso il mio?" E com’è arrivata, se ne va.
Nelle sue differenti versioni ci sono comunque delle costanti. Il cibo ordinato varia ovviamente a seconda della collocazione geografica della storia. E’ però sempre presente l’anziana signora impellicciata, bigotta, che si scontra sempre un con giovane. Il giovane è spesso un extracomunitario, altre volte un punk. La storia sottende lo scontro generazionale, e vuole smentire il fatto che l’anziano ha sempre ragione rispetto al giovane.
VAI A: 08:32 Doppio furto
Un signore si alza come d’abitudine una mattina, esce per andare al lavoro. Si accorge ad un tratto di un biglietto sul parabrezza della sua auto. Prendendolo, non può fare a meno di notare che il motore è caldo, come se qualcuno l’avesse usata da pochi minuti. Il biglietto è in realtà un busta indirizzata a lui e alla moglie. All’interno, con una calligrafia chiara e ordinata, una lettera accompagna due biglietti per la prima alla Scala quella sera stessa: "Gentile signore, confido che questo piccolo omaggio riesca a farle perdonare il disagio che le ho arrecato impadronendomi della sua vettura nella notte come un ladro qualsiasi. La prego di credere tuttavia che l’ho fatto per un assoluto stato di bisogno, che l’ ho trattata come se fosse stata mia e che troverà il serbatoio pieno di benzina. Mi perdoni se non mi firmo, ma in questi casi, lei capirà, si preferisce rimanere anonimi." Meravigliato e anche inorgoglito dall’essere stato protagonista di un fatto così straordinario, il tipo risale in casa e mostra la lettera alla moglie che commenta: "Per fortuna che c’è ancora gente di classe in giro! E poi, i biglietti per la prima di stasera sono introvabili da tempo." Quella sera la coppia elegantissima, si presenta al botteghino con i biglietti e viene addirittura assegnato loro un palco tra i migliori. La serata è perfetta e si conclude con il dopoteatro prenotato anch’esso dall’anonimo benefattore nel miglior ristorante della zona. A notte fonda la coppia rientra in casa per scoprire che l’appartamento è stato completamente ripulito.
La storia, molto famosa negli Stati Uniti, lo è un po’ meno in Italia, anche se da diversi anni gira per il belpaese in differenti versioni. A volte viene denunciato il furto della macchina, e la macchina si fa viva dopo un paio di giorni. A volte la coppia al ritorno trova un altro biglietto da parte del misterioso ladro dal tono ironico su un qualche difetto dell’arredamento della casa. Inutile dire che una cosa del genere non sia mai successa. Purtroppo ladri così gentili non esistono veramente!
VAI A: 10:32 Il Biglietto Disonesto
Un camion sta percorrendo una strada di periferia, quando ad un tratto urta per sbaglio un’auto parcheggiata. Il camionista si ferma, scende, nota che non c’è nessuno in giro, eccetto alcuni tizi che osservano i suoi movimenti dalla vetrina di un bar. Il camionista prende carta e penna, scrive un biglietto, lo lascia sul parabrezza della macchina urtata, risale sul camion e riparte. Dalla vetrina del bar la gente commenta il corretto comportamento del camionista. Dopo un poco il proprietario dell’auto incidentata ritorna, nota il biglietto, lo legge: “Quelli che mi guardano credono che stia lasciando il mio nome e il mio indirizzo. Ma ti pare?”
Questa storiellina rappresenta un po’ il sogno di tutti noi. Farla franca. E’ una di quelle storie che tutti, prima e poi, appena avremo l’occasione, vorremmo trasformare in realtà.
VAI A: 11:26 Il biglietto della lotteria
Un uomo è seduto al bar con degli amici. Ha vinto da poco alla lotteria un grosso premio – roba da milioni di lire . Esibisce il biglietto e lo fa passare in giro per il locale, ma quando il biglietto gli viene restituito non è più lo stesso.
Questa suona come una vera leggenda metropolitana, dato che la vittima non è identificata, la fonte l’ha sentita più di una volta, e un ladro di questo tipo potrebbe facilmente essere bloccato al momento di incassare il premio. Spesso le varianti, soprattutto in Italia, riguardano più che la lotteria, il lotto, la schedina, il superenalotto, e tutti quei giochi che si usano fare nei bar o nei centri scommesse.
VAI A: 12:11 Il Cd Anti-Autovelox
Questa storia, etichettabile non tanto come leggenda metropolitana ma piuttosto come voce, è diffusa in italia da almeno 20 anni.
Non è facile risalire alla fonte, anche perché circolano diverse versioni. Il fatto è che si dice che un CD sarebbe in grado di riflettere il raggio laser del telelaser, uno dei rilevatori elettronici di velocità utilizzati dalla Polizia Stradale Italiana, o di riflettere il flash degli autovelox, impedendo così l’identificazione della vettura o causando un malfunzionamento all’apparecchio. Incerti sono anche i posti dove posizionare il CD. C’è chi lo mette appeso allo specchietto retrovisore, chi sul lunotto posteriore, chi appeso al finestrino.
Di fatto la voce è talmente diffusa che ancora oggi non è raro vedere vecchie auto che ancora li tengono appesi. Curioso notare che nel 2015, la nota rivista Quattroruote, ha prodotto dei contenuti nei suoi canali web proprio per dimostrare la falsità di questa voce.
VAI A: 13:11 I segni degli zingari
Con le solite varianti tipiche delle catene di sant'Antonio, sta circolando da molto tempo, con periodici picchi di diffusione, un'e-mail che contiene un elenco di segni in codice usati dagli zingari per contrassegnare le case facili da derubare e quelle da evitare. All'e-mail è solitamente allegato un documento Word o un'immagine che presenta questi segni.
Le prime segnalazioni di questo caso sono giunte al Servizio Antibufala di Paolo Attivissimo il 15 aprile 2005, ma mi risulta che appelli analoghi siano in circolazione da anni, come indicato dall'esistenza di siti che presentano lo stesso elenco o sue varianti. Uno degli articoli riguardanti il cosiddetto "codice degli zingari" risale addirittura al 1997, e segnala che di questo "codice" hanno parlato numerosi quotidiani e telegiornali regionali. Paolo Toselli, coordinatore del Centro Raccolta Voci e Leggende Contemporanee, autorevole sito dedicato a questo tipo di appelli, mi scrive che "in Italia il caso esplode negli anni '90, ma si riscontrano segnalazioni sin dagli anni '60". Secondo il Corriere di Chieri, a giugno 1997 il cosiddetto "codice degli zingari ladri" sarebbe finito anche "sul tavolo del ministro degli Interni, Giorgio Napolitano, poiché il senatore della Lega Nord Luigi Peruzzotti chiedeva di diffonderlo per garantire maggiore sicurezza ai cittadini"
L'elenco è spesso contraddittorio e privo di senso: per esempio, "AM" viene spiegato a volte come "pomeriggio", a volte come "mattina". Inoltre non si capisce che senso abbia un'indicazione del tipo "evitare questo comune": per essere utile, andrebbe scritta sul cartello stradale d'ingresso al comune, o su tutte le porte di tutte le abitazioni. E' inoltre estremamente improbabile che un'organizzazione criminale continui a utilizzare per anni simboli in codice il cui significato è (almeno così pare) noto alle vittime: sarebbe come un esercito che usa un codice cifrato conosciuto dal nemico. Inoltre, come giustamente segnalato da un articolo sull'argomento, ci sono alcune incongruenze che il buon senso magari non coglie subito perché distratto dalla classica leva psicologica della paura per l'"altro", il "diverso".
Ecco alcune interessanti note condivise da Paolo Toselli a Paolo Attivissimo, che hanno dedicato a questa storia un’interessante e approfondita indagine :
Si tratterebbe di messaggi in codice: due pallini, casa facile; due linee in croce, donna sola e anziana; tre linee ondulate, girare al largo... e così via. Ad avvalorare le storie, un volantino, di norma anonimo - che elenca i simboli e il loro significato e avverte i cittadini di stare allerta all'apparire del "codice segreto
I commenti degli organi di polizia a tal proposito sono perlomeno ambigui: molte volte hanno smentito la veridicità della storia e quindi il contenuto del volantino, altre volte lo hanno avvalorato. Il CeRaVoLC nel corso degli anni ha raccolto molte notizie di stampa sui simboli che da noi si dice utilizzati dagli zingari, oltre a diverse copie dei volantini che ne interpretano il significato, recentemente apparsi anche su alcuni siti Internet. Secondo quanto riferitomi da Peter Burger [studioso olandese di leggende metropolitane], a inizio dello scorso mese di marzo [2005] anche i Paesi Bassi sono stati colpiti da insistenti voci a proposito della comparsa di strani segni apparsi sui muri delle case. Questi sarebbero stati fatti da non meglio identificati ladri per indicare obiettivi più o meno facili. Pare che anche la polizia abbia preso sul serio l'allarme, che da loro non si era mai manifestato prima. Casi simili erano già accaduti in Portogallo e Spagna.
La grande diffusione delle voci collegate ai contenuti del volantino è dovuta al fatto che le stesse fanno appello ad un tema su cui si focalizzano anche molte leggende metropolitane, ovvero l'insicurezza, e ad un elemento parimenti frequente quale la rivelazione di un messaggio nascosto. Ma ancor più interessante è la dimostrazione operata da Renard che pressoché tutti i simboli presenti nell'attuale versione del volantino erano già noti da decenni, la maggioranza sin dagli anni '20-30.
Alcuni sono rimasti identici nella forma e nel significato (la metà), altri hanno subito modifiche nella forma e altri ancora nel significato. All'origine questi segni erano attribuiti ai viandanti e ai vagabondi che li avrebbero utilizzati per comunicare ad altri loro simili se sarebbero stati accolti favorevolmente o meno dai proprietari delle case a cui avevano bussato. Pertanto se il volantino si ispira a segni veramente utilizzati tempi addietro è probabile che questo "linguaggio" sia stato abbandonato negli anni '50 con la scomparsa dei viandanti e l'avvento della delinquenza urbana individualista e priva di tradizioni. Quanto all'uso corrente di questi simboli da parte degli zingari non vi sono prove. Ma anche supponendo che i simboli a cui fa riferimento il volantino siano utilizzati dai ladri di appartamenti, il solo fatto di averli resi pubblici (più volte anche sui quotidiani) in breve tempo annullerebbe la loro validità: sia per il fatto che i malfattori avrebbero cambiato simbologia, sia perché la gente comune li avrebbe utilizzati a sua volta come contromisura per tener lontani gli stessi malintenzionati.
Insomma, come tutte le voci e le leggende metropolitane, il volantino riduce l'incertezza legata ad avvenimenti imprevedibili. La sua circolazione crea una comunicazione, una coesione sociale attorno ad un sentimento di insicurezza. La figura arcaica del viandante e del vagabondo che chiede l'elemosina è stata sostituita dal ladro di appartamenti, o dallo zingaro, il quale incarna paure ancestrali. Come sottolinea infine Renard, il volantino e il suo codice segreto esprimono indirettamente la nostalgia dei tempi passati in cui esisteva una forte coesione nella comunità e dove la minaccia poteva venire solo dall'esterno: i nomadi e i vagabondi.
VAI A: 18:01 Phreaking: ricaricare le schede telefoniche
Phreaking è un termine gergale inglese che indica l'attività di chi studia, sperimenta o sfrutta i telefoni, le compagnie e i sistemi telefonici per divertimento, vantaggio personale o curiosità, ricercando falle all'interno della tecnologia che permettano usi non previsti dal sistema. Chi pratica questa attività all'interno di comunità organizzate si definisce spesso phreaker . Il termine è il risultato dell'unione tra le parole phone (telefono) e freak ("persona bizzarra", ma anche "appassionato in maniera ossessiva") ed è strettamente associato alla pratica dell'hacking. Il picco massimo in Italia si ebbe all'inizio degli anni '90 con l'introduzione massiccia delle carte telefoniche prepagate da inserire nelle cabine pubbliche, ma anche negli anni recenti con la diffusione della telefonia mobile. Anche se parte dal concetto del telefono, il Phreaking coinvolge tutti i mezzi di informazione a pagamento. Le congetture professate da questa "disciplina" non sono basate sul nulla, tanto che molti di questi concetti sono soprattutto in Italia una realtà appurata (basti pensare ad esempio alle schede pirata per le Tv satellitari).
Ma a volte le voci e le dicerie prendono il sopravvento e si va anche sul ridicolo. Uno degli oggetti che maggiormente sono discussi sono le schede telefoniche. Esistono una marea di voci e dicerie su come si possa fare per poterle ricaricare. Ma sono vere? Leggendemetropolitane.net ha sperimentato per voi tutti i vari metodi suggeriti, per verificare la loro presunta efficacia. Una delle più famose è quella secondo cui basterebbe far strisciare la scheda (dalla parte della banda magnetica, mi raccomando) sullo schermo di un televisore spento, che sia stato acceso per almeno una o due ore. Una variante di questa voce sarebbe spruzzare della lacca sulla banda magnetica prima di procedere "all'elettrizzazione" sulla televisione, quasi per "fissare" meglio le onde elettromagnetiche.
Ho provato a passare sia una scheda totalmente esaurita che una quasi esaurita, tutto contento le ho provate in una cabina e con mia sorpresa ho scoperto che... non era cambiato niente. In effetti sarebbe abbastanza preoccupante se le radiazioni della televisione possano interferire su una banda magnetica semplicemente accostandola al video.
Un'altra versione dice che basterebbe lasciare la scheda telefonica nel congelatore. Qualche anno fa, ai tempi del primo anno di Università questa storia andava molto, soprattutto perchè ancora i cellulari non erano così diffusi, e di conseguenza per lo studente medio la scheda telefonica era all'ordine del giorno e se ne consumavano parecchio. Più tempo rimarrebbe più si ricaricherebbe. Ho provato anche questo metodo insieme ad alcuni amici. Abbiamo messo una decina di carte telefoniche nel congelatore, e abbiamo aspettato uno, due giorni. Il risultato apparente era che almeno una carta si era ricaricata di quasi 200 (ex) lire. In verità, ad un'analisi più attenta, la scheda era stata scambiata per errore con un'altra quasi esaurita. Però per una giornata buona ci ho creduto veramente, tanto che ho consigliato questo metodo anche ad altri!
Un altro metodo suggerisce di apporre del nastro adesivo o del nastro isolante sulla banda magnetica. In teoria questo procedimento, secondo le voci, dovrebbe dare o credito illimitato oppure impedire che questo venga speso. L'unico effetto che ho ottenuto è stato quello di rendere la scheda illeggibile. L'errore di fondo di queste voci sta nel fatto che le tessere telefoniche, nella banda magnetica, non memorizzano il credito, ma solamente un codice. Proprio attraverso questo codice viene attribuito il credito, ma l'operazione è gestita direttamente dai centri della compagnia telefonica, non direttamente dalla cabina. La cabina legge solamente il codice e lo comunica alla centrale. Forse qualcuno di voi sa qualche altro metodo?