VAI A: 00:35 Introduzione

Ogni volta che passava, gli altri automobilisti facevano gli scongiuri. La Prinz (prodotta dalla casa tedesca NSU), si diceva, porta una sfortuna nera. Peccato, perché era un’utilitaria conveniente e comoda, con tutte le caratteristiche ideali per diventare un auto di successo. Invece, a causa di questa sua pessima fama, le vendite in Italia non decollarono mai. Forse, all’origine della voce c’era il disprezzo verso un prodotto giudicato troppo popolare. I protagonisti più frequenti delle voci sono stati e sono gli oggetti, i prodotti di consumo realizzati industrialmente. In un mondo che con velocità vertiginosa si popola ogni giorno di una molteplicità di nuovi oggetti creati dalle imprese manifatturiere, oggetti che altro non chiedono se non di essere acquistati, posseduti, utilizzati, consumati. All'origine del fenomeno c'è una ancora profonda diffidenza verso i prodotti industriali. Talvolta, anche se non è stato dimostrato, sono i produttori concorrenti a mettere in giro le dicerie; in altri casi la voce nasce spontaneamente, magari ispirata da fatti di cronaca. Ovviamente non tutte le voci hanno la stessa capacità di persuasione, e non sempre hanno quindi effetti negativi sulle vendite di un prodotto.

VAI A: 00:26 Leggende sulla Coca Cola

Più di un secolo dopo la creazione della Coca-Cola, che risale al 1886 ad opera del farmacista John Pemberton, molti concordano nel dire che non è solamente una bevanda. E' un simbolo, un mito. E in quanto tale la cultura popolare gli ha attribuito nel corso del tempo e dei trend culturali molteplici proprietà che si distanziano parecchio dalla sua semplice funzione di bibita. Partendo dalla presunta segretezza della formula che la rende quasi una pozione magica, misteriosa, spiccano i numerosi usi alternativi o le proprietà fantastiche che le sono stati attribuiti nell'immaginario collettivo, dapprima negli Stati Uniti, e poi in tutto il pianeta.
Paolo Toselli ci fa notare che "i contenuti folkloristici di tali credenze sono talmente diffusi e consolidati che gli addetti ai lavori hanno coniato il termine Coke-Lore, modificando la parola Folklore, per riferirsi a un così vasto fenomeno".
Alcune voci si dimostrarono vere, come ad esempio il fatto che nella sua formula originaria la Coca-Cola contenesse degli estratti della foglia di Coca, dalla quale si ottiene la cocaina. Il suo nome deriva dal fatto di contenere foglie di Coca e semi di Cola. Prima che pensiate che nei suoi cento e passa anni la Coca-Cola ci abbia reso tutti dei dipendenti, c'è da dire che nel 1880 era molto comune l'uso di cocaina all'interno di farmaci (pensate che la bevanda nacque proprio come tale). Quando si scoprì che la cocaina era dannosa, non solo venne eliminata da molti dei farmaci e medicinali usati al tempo, ma anche dalla bevanda che noi tutti conosciamo.
Probabilmente proprio da queste vicende deriva la leggendaria segretezza della formula, poiché subì una serie di cambiamenti e aggiustamenti nel corso degli anni, avvalendosi delle moderne tecnologie farmaceutiche e alimentari.

VAI A: 03:46 Coca Cola come solvente

Sicuramente anche voi avrete sentito parlare dello strabiliante potere corrosivo della Coca-Cola. Ha scritto Paolo Toselli: "Si dice che venga regolarmente usata come solvente per eliminare la ruggine da dadi e bulloni o da oggetti al cromo, pulire monete, liberare tubi di scarico e rimuovere l'olio vecchio dai motori delle auto. Alcuni l utilizzerebbero anche per asportare dai vestiti le macchie più tenaci o per pulire vetri, gioielli e ottoni. Altri hanno suggerito che la Coca-Cola, grazie alle sue molteplici proprietà, possa persino essere usata per togliere lo smalto dalle unghie, per rivitalizzare vecchie batterie d'auto o sostituire l'acido stesso". Sempre in maniera di proprietà corrosive, un altro esempio di credenza estremamente diffusa è quello concernente alcuni oggetti o piccoli animali che lasciati per un certo periodo nella Coca-Cola si dissolverebbero. La lista è alquanto lunga e includerebbe ratti, topi, mosche, chiodi, bulloni, cucchiai, legno, wurstel, bistecche, pancetta, ossa, piastrelle del pavimento, e tante altre cose ancora. Inoltre, mentre si dice che bere Coca-Cola in grande quantità possa raddoppiare le energie, si aggiunge che berne in eccesso può corrodere la gola, o lo stomaco, o l'intestino.

VAI A: 05:03 Coca Cola e Aspirina

È una credenza molto diffusa tra i giovani che bere un bicchiere di Coca-cola, nel quale sia stata sciolta un'aspirina, abbia effetti molto simili all'assumere droghe pesanti, se non addirittura proprietà afrodisiache. La voce era già diffusa negli Usa ai tempi della presidenza Roosvelt (addirittura una citazione a riguardo la si ritrova anche nel film Grease, del 1978, nel corso di un dialogo fra due ragazze). Molte lettere venivano infatti inviate alla Divisione Controllo Alimentare della Food and Drug Administration, chiedendo informazioni sugli effetti dell'assunzione dell'aspirina con la Coca-Cola: si diceva producesse uno stato di sovreccitazione o che agisse come vero e proprio afrodisiaco. Non esistono varianti. Il binomio è inequivocabilmente Coca e Aspirina, sempre. Questa storia, solitamente gira tra gli adolescenti, in genere quando si è troppo piccoli da azzardarsi a provare degli stupefacenti o comunque bere alcolici, ma si è già grandi per voler provare qualcosa di proibito e pericoloso per sentirsi già adulti.

VAI A: 06:10 Babbo Natale è un’invenzione della Coca Cola?

Si dice che l'immagine moderna di Babbo Natale (Santa Claus), ovvero quella del panciuto e barbuto omone dal vestito rosso, sia stata creata dai pubblicitari della Coca-Cola. La motivazione addotta di questa voce risiede proprio nel vestito di Santa Claus, i colori rosso e bianco sono anche gli stessi colori della compagnia della famosa bevanda. Santa Claus è forse la figura più conosciuta del Natale, ma in effetti la sua figura, o per lo meno, il suo ruolo, non si sviluppò che nel XIX secolo. In ogni caso egli non nasce da una tradizione letteraria o addirittura da un'invenzione commerciale; egli è una creazione che si è formata da solo, dalla fusione di due personaggi religiosi: San Nicola e Gesù bambino. Nel 1804 fu fondata la New York Historical Society e fu scelto proprio San Nicola come santo patrono, e fu così che si andò diffondendo la tradizione europea di San Nicola come portatore di doni.

Nel 1809, Washington Irving pubblicò un'opera satirica dal titolo: "A History of New York", un lavoro che riguardava appunto le radici storiche e culturali di New York (compreso San Nicola). Alcuni anni più tardi Irving divenne membro dell'Historical Society, e rivisitò la sua precedente opera nel 1812, approfondendo la figura di San Nicola: "cavalca le cime degli alberi, e al tempo stesso porta ogni anno doni ai bambini". Nel 1821, un editore di New York, tale William Gilley, pubblicò un testo poetico su "Santeclaus" (sotto l'influenza degli emigrati olandesi, che lo chiamavano Sinte Niklaas, presto St. Nicholas divenne Sante Claus), il quale lo descriveva vestito di pelliccia e su una slitta trainata da renne.

Nel 1823, un altro newyorkese, Clement Clarke Moore, pubblicò alcuni versi con il titolo "An Account of a Visit from St. Nicholas", opera più conosciuta oggi negli USA con il verso di apertura "Twas the night bifore chirstmas…". Moore diede a San Nicola otto renne (ognuna col suo nome), e gli conferì l'abitudine, che oggi conosciamo bene, di passare per i camini. Moore però descrisse St. Nicholas più come un folletto, per dimensioni, che come una persona normale.
Dovremo aspettare al 1863, quando un disegnatore satirico dell'Harper's Weekly, Thomas Nast, cominciò a sviluppare la sua immagine di Santa Claus, per realizzare l'icona moderna che tutti conosciamo.
Per quanto riguarda il Babbo Natale della Coca-Cola dobbiamo arrivare al 1930, quando la compagnia cercava una campagna pubblicitaria efficace per incrementare le vendite nel periodo invernale. Fu interpellato l'illustratore Haddon Sundblom, che creò una serie di indimenticabili illustrazioni che associavano la Coca-Cola a un Babbo Natale vestito di rosso e bianco. Da quel punto in poi diventò un abitudine per la compagnia pubblicizzare la bevanda, nel periodo invernale, associata a Santa Claus, anche perché era indirizzata soprattutto a un target giovanile. Sebbene agli inizi la figura di Santa Claus era vestita di colori differenti, fu negli anni '20 che si andava affermando e confermando come univoca la versione dal colore rosso e bianco. Ben 10 anni prima che la Coca-Cola pensasse di usarla.

VAI A: 09:32 Coca Cola come contraccettivo

Gran parte delle voci che girano attorno la famosa bibita americana trattano della sua presunta proprietà nel campo delle applicazioni contraccettive. Addirittura la voce ha avuto un seguito talmente ampio da essere testata anche scientificamente. Nell'esperimento, riferito dalla rivista medica The New England Journal of Medicine, l'effetto della bevanda sulla mobilità dello sperma è stato comparato tra i vari tipi di Coca-Cola in commercio. E la Diet-Coke è risultata possedere il più efficace spermicida. Ma naturalmente si tratta di valori poco rilevanti. Rileva Paolo Toselli: "La credenza è tuttavia molto diffusa tra le ragazze americane, che pare seguano scrupolosamente queste istruzioni: agitare prima dell'uso, fare un forellino nella lattina e dirigere il getto opportunamente. Una citazione d'autore, a tal proposito, è riportata da Fernanda Piovano, che riferisce sul Corriere della Sera di una passeggiata serale con Carlo Levi. Quale argomento avrebbe affrontato Levi per creare l'atmosfera giusta? Proprio il racconto sovracitato di come nei campus americani le bottigliette di Coca-Cola venivano usate come antifecondativi." La voce si sarebbe diffusa soprattutto dagli anni '70 in poi, praticamente all'interno della grossa rivoluzione sessuale che ha portato i giovani di quegli anni ha infrangere una serie di tabù, soprattutto sessuali. Cadono il mito della verginità e del "sesso dopo del matrimonio". I giovani di quegli anni si ritrovano quindi in un grosso clima di disinformazione riguardo l'argomento. Fu proprio dalla loro esperienza che nacquero tutta una serie di iniziative riguardo l'educazione sessuale.

VAI A: 11:11 Messaggi subliminali nel logo

Se osserviamo il marchio della bevanda in verticale, possiamo notare una vaga immagine di una figura che sniffa della cocaina. L'immagine sarebbe stata messa in relazione al fatto che la bevanda conteneva cocaina. In effetti questo è uno dei tipici casi in cui, in un'immagine indistinta, potremmo vedere di tutto. Proprio come possiamo immaginare di vedere nelle nuvole i più disparati oggetti e animali, così possiamo vedere il tizio che sniffa cocaina come tante altre cose.

Il logo fu creato da Frank Mason Robinson nel 1886, e fu lui stesso che battezzò la bevanda, e in effetti nulla toglie che avrebbe potuto nascondere alcuni messaggi nascosti. C'è da ricordare però che al tempo, la cocaina non era conosciuta come la polvere da sniffare che conosciamo oggi, ma era diffusa sotto forma di liquido. Ai tempi non veniva sniffata, veniva bevuta. Sarebbe stato quindi impossibile nascondere un messaggio del genere. Sarebbe totalmente anacronistico!

Un altra storia legata al marchio della Coca Cola, vorrebbe che esso nasconda un messaggio contro l’Islamismo. Se osserviamo il logo della Coca-Cola con uno specchio vediamo apparire un messaggio contro il mondo islamico sull'immagine riflessa. Non si sa bene come sia nata questa voce, ma impiegò poco tempo a fare il giro del mondo. Nella fantomatica scritta offensiva sarebbe scritto "No a Maometto, No alla Mecca". Sebbene la scritta Coca-Cola, vista in questa prospettiva, possa ricordare la scrittura araba, non c'è nessuna prova che sia una cosa voluta e studiata.

La scritta fu elaborata ritoccando il carattere "Spencerian Script". Dobbiamo ricordare inoltre che ai tempi della nascita, dietro alla Coca-Cola, non c'era la multinazionale che conosciamo oggi, ma un farmacista (John Pemberton) ed un suo amico (F. M. Robinson). È difficile dunque pensare che già ai primordi della nascita della bevanda ci sia stata una cospirazione anti-islamica. Tra l'altro quegli stessi mai avrebbero pensato che la loro bevanda sarebbe stata poi esportata in tutto il mondo, diventato uno status symbol.
Nel maggio 2000, il Grand Mufti Sheik Nasser Farid Wassel, la figura religiosa più importante in Egitto, diede la sua opinione proprio su questo fatto, dicendo che questo marchio fu scritto più di un secolo fa, e fu scritto non in arabico, ma con caratteri latini.

VAI A: 13:31 Il Caso Procter&Gamble

Parlando di messaggi subliminali nascosti nei loghi di aziende multinazionali, uno dei casi più famosi è proprio quello della Procter & Gamble, la multinazionale statunitense dei detersivi. Dal 1837, anno della fondazione, il suo marchio era stato quello del volto di un vecchio barbuto sotto un cielo di stelle. Poi, all'improvviso, nel 1982, si sparse la voce che quel vecchio era in realtà Satana. Si disse anche che i dirigenti finanziassero la Chiesa di Satana, o che addirittura l'attività commerciale florida sia stata il risultato di un patto di sangue col maligno. Prova di questo fatto sarebbero stati i 3 sei (il 666 è notoriamente il simbolo della bestia), che si possono distinguere, rovesciati, nei riccioli della barba.

Al tempo stesso, intorno agli anni '90, si sparsero voci su presunte dichiarazioni degli addetti ai lavori in programmi televisivi che avrebbero dichiarato la loro affiliazione a sette sataniche. Come se non bastasse, la presenza della luna e le stelle nel marchio spinse a pensare che la Procter & Gamble fosse controllata segretamente dalla setta del Reverendo Sun Myung Moon. La voce coinvolse migliaia di consumatori statunitensi , al punto che l'azienda fu costretta, nel 1991, a modificare il proprio marchio, togliendo i riccioli della barba. Nel 1990 la P&G querelò alcuni distributori Amway (nota rivale della Procter & Gamble in fatto commerciale) per fomentare le voci sulle loro presunte affiliazioni con Satana. La Procter & Gamble vinse la causa. Ma aveva solo scoperto la punta dell'Iceberg. Subito nacque il sospetto che potesse essere stata proprio l'Amway, se non la causa, un grosso mezzo di diffusione delle dannose dicerie, e in effetti i processi che si susseguirono fino al 1999 confermarono questa tesi. Concorrenza sleale.

VAI A: 15:35 Ancora presunti messaggi subliminali: il caso Camel

A prima vista il binomio Camel (Sigarette)-Sesso sembra strano. Eppure sono numerose le voci secondo cui la nota casa produttrice di tabacco avrebbe usato (e tuttora usasse) messaggi subliminali a sfondo sessuale al fine di adescare i propri clienti.
La più nota è che nell’immagine del cammello (in verità si tratta di un dromedario), usata comunemente, sia nascosta la figura di un uomo nudo in erezione. Non sempre si riesce a vedere chiaramente il messaggio nascosto, e per dirla tutta non c’è una versione univoca di dove questa figura sia e in quale posizione. Per non citare poi la voce che, oltre all'omino nudo si possano vedere anche un leone e la faccia di un presidente degli Stati Uniti.
Il fatto è che questa non sia la sola voce che ruoti attorno all’idea dei messaggi subliminali usati dalla Camel. Ma andiamo per ordine e facciamo un po’ di storia.

La Camel, di proprietà del gruppo R.J.Reynolds Tobacco Company (fondata nel 1875), può ritenersi la capostipite della sigaretta moderna, poiché fu la prima ad essere prodotta in scala industriale nel 1913 (ad esempio il pacchetto da venti fu inventato proprio da loro). Sotto l’influenza del pensiero Romantico era molto vivo a quel tempo un interesse verso l’esotico, il misterioso, e in particolar modo verso l’Egitto. Fu così che venne scelta l’immagine che tutti conosciamo: il cammello, la palma, le piramidi.

Non mi dilungherò parlando di come la metafora sessuale usata sia quantomeno discutibile per la sua presunta efficacia, e di come sia facile vedere messaggi (o figure) nascosti per via di effetti ottici o ricollegandoci al fatto che per natura tendiamo ad organizzare forme indistinte e caotiche in forme riconoscibili e ordinate.

Il fenomeno si chiama “pareidolia”.
È la tendenza istintiva e automatica a trovare strutture ordinate e forme familiari in immagini disordinate; l'associazione si manifesta in special modo verso le figure e i volti umani. Classici esempi sono la visione di animali o volti umani nelle nuvole.

In effetti lo stesso concetto di “messaggio subliminale” si tratta quasi di una leggenda metropolitana, da far risalire al libro di Vance Packard, “I persuasori occulti”, del 1957. Il concetto si diffuse poi a livello popolare enormemente tramite il pubblicitario James Vicary. Egli aveva inserito segretamente in un film delle brevi sequenze (della durata di un terzo di millisecondo) che riportavano le frasi: "Mangia pop-corn" e "Bevi Coca-Cola". Vicary sostenne che vi fu un aumento del 18% nelle vendite della Coca-Cola e del 58% nelle vendite dei pop-corn. Nel 1962 Vicary confessò la sua truffa: addirittura l'esperimento del cinema non era mai avvenuto. Vicary ammise più volte che si era inventato tutto di sana pianta per salvare la sua attività di consulente pubblicitario che stava andando a rotoli.

La Camel si pose così in un panorama commerciale, ma con una immagine decisamente particolare, che nel corso degli anni risultò strana, molto diversa rispetto alla concorrenza che si andava formando.

Fu proprio per questo suo essere diversa che la gente cominciò a prenderla di mira dovendo giustificare in qualche modo il come cercasse di distinguersi. Questa sua diversità compromise negli anni ’80 i suoi affari. Nel 1987, proprio per ricercare un cambio di immagine che potesse far rivitalizzare le vendite, la compagnia affidò alla Trone Advertising di Greensboro l’ideazione di un nuovo personaggio: Joe Camel. Questo, ideato da Patrick Reynolds e disegnato da Mike Salisbury, fu attaccato dalle associazioni anti-fumo americane, che, a partire dal 1991, iniziarono ad accusare la famosa compagnia di spingere i minori verso il vizio del fumo (per le sue fattezze di personaggio da cartone animato). La causa giudiziaria si protrasse fino al 28 maggio 1997, quando la Federal Trade Commission ordinò che l’immagine in questione fosse rimossa dai prodotti e dagli spot pubblicitari Camel.

Tuttavia, il caro Joe Camel, venne accusato anche di nascondere un messaggio subliminale di natura sessuale. Secondo le voci, il muso del cammello non sarebbe nient’altro che un membro maschile camuffato.